L’architettura per la produzione si nutre necessariamente del dialogo fra macchina e territorio. Macchina è sinonimo di funzionalità, di parti conseguentemente connesse in base alla necessità produttiva. Territorio rimanda alla disponibilità di materia da trasformare, ma allo stesso tempo, come diceva Corboz, il territorio è esso stesso prodotto, spazio di coesistenza fra popolazioni che lo occupano e rapporti organizzativi che su esso vengono instaurati, risultato di processi di uso.
In questo senso gli edifici artigianali o agricoli, quelli a carattere industriale e più genericamente produttivo (singolarmente o organizzati in tessuti) hanno partecipato e partecipano alla costruzione della dimensione territoriale non tanto perché sono spesso “grandi” contenitori, ma per il contributo che essi hanno dato o, continuano a dare, a porzioni di territorio caratterizzandone la vocazione, la produttività, il paesaggio, ma anche costruendo immaginari altri per gli stessi luoghi.
Il progetto della Cantina su’ entu si colloca all’interno di questa narrazione. Posta nelle campagne del Medio Campidano, in un’area della Sardegna che nel tempo ha parzialmente dismesso la dedizione storica all’agricoltura. Nel 2010 la decisione di riprendere la coltivazione, a vigneto, della parcella utilizzando un manufatto esistente come struttura di supporto alla produzione. L’ampliamento della Cantina, dettato dalle necessità di produzione dell’azienda, dà vita ad un nuovo edificio addossato alla preesistenza, nella parte più alta della parcella.
La pianta quadrata con corte centrale organizza gli spazi della macchina che funzionalmente seguono il processo di vinificazione, ma che allo stesso tempo aprono lo sguardo sul territorio costruendo con esso un rapporto dialogico. La corte serve gli ambienti per la produzione e la vendita, ogni suo lato ospita una delle fasi della produzione.
Gli spazi per la fermentazione del vino sono ospitati in un volume in pietra a doppia altezza collegato al resto dell’edificio tramite un passerella in quota. Sempre dalla corte si accede alla zona imbottigliamento e ai piani superiori o ancora alla zona vendita/degustazione accompagnata da una grande vetrata aperta sul paesaggio circostante.
Un unico volume, quello parzialmente interrato che ospita la barricaia, rompe la rigidità planimetrica con un disassamento rispetto all’ortogonalità dell’impianto
Dall’esterno l’edificio si presenta chiuso e massivo, rivestito di pietra e intonaco bianco, con poche bucature calibrate sulla ricerca delle viste del paesaggio circostante. Fanno eccezione il fronte Est e la sua grande vetrata che perimetra lo spazio dell’ala per degustazione e la grande bucatura a tutta altezza dell’area uffici a Sud.