Checkin(g) out of the checkpoint

Dati Progetto

Committente: Terra Onlus, Machsom Watch e Provincia di Cagliari, con il Patrocinio del Comune di Cagliari

Anno di realizzazione: 2010

Luogo: Cagliari

La mostra Checkin(g) out of the checkpoint nasce da una collaborazione e dai materiali di Machsom Watch, associazione di donne israeliane che osserva e denuncia quotidianamente la violazione dei diritti umani presso i checkpoint predisposti dall’autorità israeliana.

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Di checkpoint ne esistono di vario tipo; lo scopo della mostrainstallazione è quello di informare il pubblico sulle pesanti routine cui va incontro l’ intera popolazione Palestinese quando è obbligata a passare ai blocchi, ai checkpoints controllati dall’ esercito israeliano e dalla polizia di frontiera, quando attende in lunghe code ai vari uffici di Coordinamento di Distretto (DCO) sparsi nel territorio Palestinese.

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A

Aree di attesa

Strutture prefabbricate metalliche sono sistemate all’ingresso di ogni punto di controllo permanente per proteggere dagli agenti atmosferici le persone in attesa.Il tempo necessario a superare un checkpoint varia molto a seconda delle misure di sicurezza adottate, da 10 min a diverse ore

B

Controllo documenti

Le truppe israeliane chiamano i civili palestinesi uno ad uno e controllano se i documenti posseduti sono validi per spostarsi di area, regione o stato. I Palestinesi per passare hanno bisogno di un documento d’identità di Gerusalemme, un passaporto straniero o un permesso speciale rilasciato dalle autorità israeliane

C

Mercato

Il grande numero di Palestinesi che ogni giorno passa o rimane bloccato ai checkpoints ha creato un’economia alternativa di venditori ambulanti.
Viene venduta ogni tipo di mercanzia, dal cibo all’abbigliamento, ai giochi per bambini. Durante le calde estati non è raro incontrare venditori di gelati e bibite fresche

D

Sicurezza israeliana

Un checkpoint permanente è controllato da circa 20 soldati israeliani e circa 6 militari di riserva che cambiano a rotazione ogni mese. Alcuni uomini sono d’istanza sulle torrette per controllare tutta l’area circostante. I militari di riserva sono responsabili del controllo delle carte d’identità e dei permessi

E

Emergenze sanitarie

Secondo Israele ogni emergenza sanitaria può passare i posti di blocco rapidamente. Ma stando ai dati presentati da B’tselem dal 2000 almeno 38 persone sono morte e almeno 120 donne hanno partorito all’interno del checkpoint a causa dei ritardi nei controlli. Molto spesso
volontari palestinesi aiutano i più bisognosi a passare le barriere

F

Taxi

Le misure di sicurezza molto restrittive per le auto palestinesi ha obbligato alla creazione di un sistema di taxi Back to Back. Il viaggiatore viene portato da un taxi no al posto di blocco e potrà prendere un’altro taxi una volta superato il conne. Lo stesso sistema viene utilizzato per le merci. Il meccanismo è
efficiente ma molto costoso e rende ancora più difficile spostarsi all’interno della Cisgiordania e verso Israele

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Impianto di condizionamento

Le pompe di calore rappresentano uno dei lati apparenti più umani di queste enormi strutture di controllo

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Torre di controllo

L’ultima generazione di torre di controllo è costruita con moduli
prefabbricati di cemento armato che vengono impilati fino a
raggiungere un’altezza variabile tra 6 e 12 m

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Cumuli di terra

Per controllare più efficacemente il territorio alcune strade vengono bloccate con cumuli di terra per evitare il passaggio di veicoli. I bulldozer riescono a creare un blocco permanente in poco tempo, obblligando i Palestinesi a cercare strade alternative per spostarsi

Sbarra metallica

Viene usata per creare posti di bocco non permanenti, spesso sono controllati da un numero ridotto di militari che creano lunghe le di veicoli e persone in attesa

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 Hai sentito quel che ho detto? Piantala di fissarmi, sei sorda?” ripeté il violato militare. Non sono sorda, e tanto meno cieca o muta, ragazzino. Come tutti noi ho imparato a fare la sorda, a comportarmi da cieca, a far finta di essere muta ogni volta che incontro uno di voi nelle nostre città, nelle nostra strade, nei nostri soggiorni, e persino nelle nostre camere da letto.

Ti interessa davvero sapere che cosa ho provato quando ho fatto finta di essere sorda, il giorno che i tuoi colleghi hanno insultato un vecchio al check point? Ti interessa davvero sapere che cosa provavo a comportarmi da cieca quando i tuoi colleghi picchiavano i miei studenti, mentre andavo a fare lezione all’università di Birzeit? O ti piacerebbe sapere che cosa mi passava per la testa quando uno dei vostri beneamati soldati ha aggredito in un arabo sgangherato le donne che, in piedi al mio fianco sotto una pioggia battente, chiedevano imploranti la carta d’identità che ci avrebbe consentito di vivere con i nostri mariti e le nostre famiglie? Capisci ADESSO perché facciamo finta di essere sordi, ciechi e muti per buona parte della nostra vita?

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Suad Amiry

Sharon e mia suocera, Milano, Feltrinelli 2007, p.188

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L’ allestimento si presenta in due spazi distinti, a significare le due esperienze condivise nello stesso territorio.

Uno è lo spazio labirintico (A), che metaforicamente rispecchia l’esperienza del checkpoint, luogo che segue logiche militari, spesso arbitrarie, dove le regole cambiano di frequente, seguendo spesso il capriccio di un soldato addetto al controllo. Questo spazio è stato realizzato in pannelli di legno riciclato osb.

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L’ altro è lo spazio lineare (B), il passaggio dell’israeliano diretto ma allo stesso tempo appesantito dalla storia del suo popolo. Questo spazio è stato realizzato con una struttura in tubi innocenti noleggiata per il tempo della mostra.

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L’esposizione offre al visitatore la possibilità di osservare le foto di Machson Watch e allo stesso tempo di entrare nella dimensione del conflitto attraverso uno studio e una restituzione grafica dei dispositivi spaziali a diverse scale che influenzano la vita quotidiana.